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MANDALA DI ZUCCHE. Arte e follia.
2022, Rivoli (TO)
Performance artistica realizzata nel parco di Palazzo Piozzo di Rosignano a Rivoli, con i musicisti Elena Gallafrio al violino e Vincenzo Sparacio alle percussioni. La performance faceva parte del programma di eventi culturali nell’ambito della Biennale D ‘Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte, Sculptura 2, Edizione On Tour 2022.
Mandala di zucche. Arte e follia riunisce diverse espressioni artistiche, l’installazione, la musica, la performance, l’happening. L’artista, accompagnata dai musicisti Elena Gallafrio e Vincenzo Sparacio in una loro personale interpretazione del tema musicale popolare della follia, compone una particolare installazione cromatica con zucche essiccate lagenarie dipinte, secondo un ordine dettato dall’immagine simbolica del mandala. La performance termina in un happening musicale corale che coinvolge il pubblico presente.
In un’intervista del critico d’arte Tommaso d’Olìo Agùrtes l’artista illustra la genesi dell’opera.
Tommaso d’Olìo Agùrtes. A noi interessa la tua ricerca artistica in termini pratici e la sua lettura attraverso le tue opere. Qui presenti una performance che in sostanza è la costruzione di un’opera. Come hai proceduto? Quali sono stati i vari passaggi?
Marcella Tisi È interessante un tipo di domanda così concreta dato che viviamo un tempo – riguardo all’arte, intendo – in cui non è quasi mai chiaro il momento di passaggio dall’ideazione, sostenuta da un bagaglio culturale, all’opera. Sostanzialmente i miei lavori nascono per luoghi ben definiti e hanno in genere committenze precise. Questo deriva in parte dalla mia formazione che si è sviluppata in rapporto stretto fra arte e architettura: quindi gli elementi fondamentali sono il luogo, il progetto, la ricerca del bello e della massima libertà di espressione possibile nonostante e, oserei dire, ringraziando i vincoli dettati anche e soprattutto dall’esterno. Ma il mio percorso artistico è ampio e mi porta anche ad avere una visione che va aldilà delle opere commissionate e dei luoghi definiti a priori. È questo il caso delle performance e in particolare quella che presento a Rivoli. Due cose mi hanno affascinato fin da subito: il Mandala e le zucche essiccate lagenarie. Il primo per il suo disegno, i suoi cromatismi fortemente strutturati e, non ultimo, il suo significato; le seconde per il volume e la forma naturale che sembra sempre sfidare l’uomo e i suoi manufatti a raggiungere un’inarrivabile perfezione e unicità; e per il suono. Le zucche essiccate se percosse, suonano! L’opera è il risultato dell’utilizzo di elementi naturali, volumetrici e irregolari disposti secondo uno schema che fa della regolarità e precisione la sua essenza. La sua immagine era già nella mia mente, ma non mi accontentavo!
Td’OA Sono contento di questa affermazione perché, guardando le tue opere passate, sarebbe il primo lavoro artistico con un obiettivo squisitamente estetico e questo – mi pare – non è il tuo modo di lavorare. Quindi da dove è nata l’esigenza di misurarsi con quest’opera?
MT Potrei risponderti che non lo so. Una pura follia! Ma la chiave sta proprio nel rapporto Arte e Follia. L’immagine simbolica del Mandala ha un chiaro rimando alla sfera spirituale dell’individuo e alla rappresentazione del proprio Sé nel cosmo; la sua creazione riporta a un ordine, seppur effimero, che risveglia la saggezza, evoca sentimenti di calma e incanala concentrazione e consapevolezza…. Non a caso Jung lo utilizzò come strumento curativo per le malattie mentali.
La follia, infatti, è sempre in agguato!
La follia è un’esperienza dell’anima e come tutte le esperienze dell’anima sfugge a qualsiasi tentativo che cerchi di fissarla e disporla in successione ordinata perché, al di là di ogni ordine razionale, l’anima sente che la totalità è sfuggente.
Td’OA Interessante. Mi sembra che sia proprio a questo punto che la musica ti è venuta in aiuto.
MT Infatti. Qui il rapporto con i musicisti è stato fondamentale.
Td’OA In che modo?
MT ll tema della follia nella musica ha trovato un perfetto connubio con la costruzione di quest’opera e soprattutto ha dato un senso alla sua costruzione realizzando una performance. È un tema di origini popolari che probabilmente, per la sua duttilità, nel tempo ha dato la possibilità a molti musicisti di costruirvi le variazioni più ingegnose e virtuosistiche. Abbiamo scelto la Sonata per violino di Corelli in quanto rappresenta il prototipo delle variazioni sul tema della Follia e di affiancare al violino le percussioni per coinvolgere, in un grande affresco finale, il suono delle zucche.
Td’OA Ma la musica non mi dà la sensazione di ricoprire esclusivamente il ruolo di una preziosa cornice all’opera. Mi sembra che l’una non possa fare a meno dell’altra e lo dico anche ripercorrendo la tua ricerca artistica in genere. Sia nella pittura materica degli esordi, in quella successiva con pigmenti e sabbie, fino alle diverse forme di scultura e alle opere di Land art, linguaggi, materiali e modi espressivi diversi hanno spesso confluito in una sola opera senza mai sovrapporsi, ma nella continua ricerca di connubio e armonia. Anche in questo caso è così? Potresti spiegarcelo chiaramente?
MT Ti ringrazio per queste osservazioni e per questa domanda in quanto mi dai l’opportunità di manifestare la ragione profonda di quest’opera. Mentre lavoro alla costruzione del Mandala durante la performance io, i musicisti e gli spettatori diventiamo attori di un unico grande disegno contrappuntistico fatto di gesti, suoni e colori: situazione ideale per ripercorrere i luoghi della mente alla ricerca – fra Ragione e Follia – dell’interezza dell’uomo.
Td’OA Un’ultima domanda che apparentemente sposta il campo d’indagine ma che potrebbe spiegare la tua caparbietà nell’inseguire obiettivi a volte molto ambiziosi e spiazzanti. Tu vivi a Torino. È difficile fare l’artista in questa città?
MT Torino è una città meravigliosa, i maggiori stimoli mi vengono dalla sua struttura urbana, la sua eleganza, la sua discrezione, dagli incontri interessanti che si possono fare. È una palestra durissima però: ti forgia e ti sfida continuamente a tenere duro, perché, se si intende la difficoltà o meno di fare l’artista con le opportunità che la città ti offre per esprimerti con i tuoi lavori, allora la risposta è: Sì è difficile. Molto difficile. Ma mi va bene così. Anche se le mie origini si dividono fra Genova e l’Emilia, ho piantato le mie radici qui e la ricerca artistica è un tutt’uno con la mia vita quotidiana, gli affetti, i miei luoghi, le amicizie. Non li cambierei per nulla al mondo. Fare l’artista aumenta la qualità della vita e sono felice di farlo qui a qualsiasi condizione.